“San Benedetto trovò un mondo sociale e materiale in rovina, e la sua missione fu di rimetterlo in sesto, non con metodi scientifici, o per mezzo di grandi gesta: ma in modo così calmo, paziente, graduale che ben sovente si ignorò questo lavoro fino al momento in cui lo si trovò finito.
Uomini silenziosi si vedevano nella campagna o si scorgevano nella foresta, scavando, sterrando, e costruendo, e altri uomini silenziosi, che non si vedevano, stavano seduti nel freddo chiostro, affaticando i loro occhi e concentrando la loro mente per copiare e ricopiare penosamente i manoscritti ch’essi avevano salvato.
Nessuno di loro protestava su ciò che faceva; ma poco per volta i boschi paludosi divenivano eremitaggio, casa religiosa, masseria, abbazia, villaggio, seminario, scuola e infine città.”
John Henry Newman, Historical Studies, II
L’11 aprile con la Prima A e la Prima B siamo andati a visitare l’Abbazia di Morimondo guidati, nel pomeriggio, dall’architetto Carminati che ha seguito per 25 anni i lavori di restauro di tutto il cenobio monastico.
La chiesa, il chiostro, la sala capitolare e le due bellissime sale di lavoro esprimono ancora oggi, molto meglio di grandi discorsi, la luminosa esperienza vissuta dai monaci benedettini nell’XI sec. che, con il loro silenzioso lavoro, hanno contribuito alla rinascita culturale e sociale dell’intera Europa.