In questi primi tempi di scuola ci siamo chieste come capire a che punto siamo, come introdurre nuovi spunti e nel contempo recuperare la bellezza e le dinamiche della vita comunitaria.
Abbiamo deciso che la proposta migliore che potevamo fare ai bimbi era giocare. Abbiamo reso disponibili materiali di vario genere: tangram, calamite, legnetti, tubi di cartone, pigne, bottoni, sassi, dischi di gomma piuma e questo non una volta, ma più mattine consecutive. L’intento era offrire uno stimolo per osservare le differenze tra una forma geometrica regolare ed una forma “indefinita”; come spesso accade se li si lascia liberi di sperimentare e tempo per ragionare ciò che accade è molto di più.
Accade che..
I leprotti hanno, totalmente in autonomia, iniziato a catalogare, seriare, contare, studiare equilibri, trovare soluzione ai problemi a cui si trovavano di fronte, scegliendo anche se lavorare da soli o in cooperazione.
Sono nate torri di sassi, bottoni e conchiglie, basse! che divertimento quando crolla e che fatica scegliere il sasso giusto e la posizione giusta. Ma il mio tempo finisce e devo distruggere la mia torre per lasciare il posto a qualcun altro, poi devo riiniziare in una nuova postazione e ricominciare a trattare per avere i pezzi, lo sazio, la collaborazione.
Accade che…
Condividere le scoperte con gli altri diventa ricchezza comune, copiare da chi mi sta di fianco mi aiuta ad uscire dalla mia confort zone, cooperare, condividere, spiegare perché voglio mettere quel bottone su questo sasso e non quell’altro, fare ipotesi verificandole immediatamente per poi correggere dove c’è stato un errore.
E le forme? Quelle ci sono, ci giocano da prima di camminare sanno perfettamente che un cerchio è diverso da un quadrato, bisogna solo controllare che i nomi siano corretti, suggerire i termini nuovi (lato angolo). “Maestra in questo gioco c’è una forma….. il cirillo!” era l’esagono e ora lo sappiamo!